TERZO RINASCIMENTO

Palazzo Ducale Urbino
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Linguaggi della
sensibilità ibrida

Il Castello Normanno di Aci Castello, luogo magico e di grande valore storico, a partire dal 17 luglio ospita la collettiva Terzo Rinascimento. La rassegna, dopo il grande successo ottenuto a Palazzo Ducale di Urbino, prosegue il suo viaggio in Sicilia.

Il progetto, concepito da Famiglia Margini e realizzato in collaborazione con Ácaos, Galleria civica d’arte contemporanea di Aci Castello, si muove nella logica di una vera e propria investigazione creativo-sperimentale, utopica e marginale. A racchiudere il senso della rassegna la frase Il Bello è contaminazione? Salviamo l’umanità da se stessa, esortazione che sollecita gli artisti di Terzo Rinascimento a ritrovare il senso dell’esistere attraverso percorsi di “devianza” e a muoversi in avanscoperta verso la riqualificazione dei valori di Bello e Buono.

Veronica Bellei, Fabrizio Bellomo, Emanuele Benedetti, Philippe Berson, Alda Casal, Paolo Cassarà, Michele Ciacciofera, Francesco Di Luca, Eron, Juan Esperanza , Andrea Francolino, Luigi Galasso, Maurizio Galimberti, Fabrizio Garghetti, Fabio Inverni, Nera Kelava, Giuseppe Mastromatteo, Gamal Meleka, Salvatore Melillo, Nelida Mendoza, Beatrice Morabito, Claudio Onorato, Max Papeschi, Lia Pascaniuc, Erika Patrignani, Luca Reffo, Jorge Romeo, Ruggero Rosfer, Alberto Scodro, Fratelli Scuotto, Gabor Szoke, Anan Tzuckerman, Marilena Vita, Christian Zanotto e Massimo Zerbini gli artisti invitati a soffermarsi sui valori di Bello e Buono, concetti camaleonitici di matrice greca che insistono nella contaminazione originata dalle stratificazioni di migranti.
Fautori di codici generati dagli incroci concettuali, dalle mutazioni tecniche della pittura, dalla fotografia alla videoarte,

dalla performance alla poesia dell’immagine gli artisti di Terzo Rinascimento attraverso i loro lavori, che valicano forme di scultura d'assemblaggio e riciclo, delineano una multi-varietà, oltre la confusione e la serialità iconografica che caratterizzano l'era commerciale, sono chiamati a soffermasi proprio sui i valori di Bello e Buono.

La sede espositiva

La mostra inaugura l’apertura di Ácaos, Galleria civica d’arte contemporanea di Aci Castello, e viene allestita nelle sue sedi, a partire dal castello normanno (XI secolo) per proseguire nei saloni del limitrofo palazzo Russo, anch’esso sotto tutela. Il maniero si erge a strapiombo sul mare, e si affaccia da una parte verso l’Africa e dall’altro verso l’Etna. Proprio ad Aci Castello sono presenti vulcaniti formatesi in ambiente sottomarino 500 o

600 mila anni fa. Non a caso si parla di “Golfo preetneo”, esaltato anche dai “Pillows” (blocchi lavici sferici a cuscino). Nel castello è allestito un museo civico etnopaleontologico. Il contesto racconta di miti (i faraglioni scagliati da Polifemo contro Ulisse e i suoi) e di storia letteraria: Aci Trezza, dove Verga ambientò i Malavoglia; la Casa del Nespolo conserva reperti etnoantropologici e materiali fotografici del film “La terra trema” nel quale Luchino Visconti, nel 1947, raccontò le vicende del romanzo. 

L’Associazione Famiglia Margini

L’Associazione Famiglia Margini, realtà d’avanguardia nata a Milano, impegnata nella costruzione di un futuro che vada oltre la crisi e lo spaesamento emozionale contemporaneo, coglie a piene mani le rinate esigenze e i chiari segni di un passaggio epocale: “Terzo Rinascimento”

nasce per lanciare una sfida nella nuova èra che si sta formando. Per ottenere una risposta non solo da esperti, studiosi e addetti ai lavori, ma anche (e soprattutto) dal più vasto pubblico e da coloro che si misurano, in qualsiasi modo, con l’arte contemporanea, si tratti di appassionati o dei suoi più radicali contestatori.  

Dialogo fra i curatori:
Angelo Cruciani,
Carmelo Strano
& Grace Zanotto

Quale bellezza oggi? –s’interroga Carmelo Strano nel saggio in catalogo: “La mia, la tua, la sua, la loro…ognuno con il suo concetto di bello. Cioè: ognuno con la propria filosofia del bello. Il problema non è più essere coerenti con qualcosa di prestabilito dall’esterno (informale, concettuale, ecc.). La coerenza è tutta interna al soggetto-artista. In assenza di principi di ferimento, e, ancor più, di modelli da imitare (secondo l’estetica classica), ogni artista (giovane: le generazioni che precedono sono sotto il segno del passato) mette a fuoco (lucidamente o in bozza: non importa) una propria filosofia dell’arte. La coerenza nel realizzato è tra questo e il pensiero dell’autore. Almeno, in linea di massima. La nostra condizione “caotica” ci conferma un dinamismo incessante, un magma inarrestabile capace persino di travolgere, o stravolgere, il background del pensiero artistico di ogni filosofo-progettista-artista”.

Mentre i media si affannano a diffondere il terrore della diversità e il catastrofismo dipinge il futuro di nero-paura, Terzo Rinascimento, come scrivono Cruciani e Zanotto, “libera la gestualità delle mosche bianche su sentieri ancora non percorsi. Conflitti sociali e dubbi irrisolti: prendere coscienza d’esistere significa rifiutare i bisogni indotti dagli spot pubblicitari, dimenticare promesse effimere e surgelate, vomitare dogmi precotti per fiorire spiritualmente mutati. Nuovo Rinascimento, un nuovo istinto di sopravvivenza. L’energia scorre frizzante attraverso gli Anni’00. Nuove “tabulae rasae” si presentano oggi ai nostri occhi e reclamano nuovi contenuti. Pentagrammi vergini aspettano emozioni genuine per andare oltre le scorie dell’inquinamento e degli aborti dell’industrializzazione fallimentare”.

In questo quadro generale, l’artista torna ad occupare il proprio ruolo: favorire

un’educazione civile, etica e politica; produrre una Bellezza in grado di educare gli spettatori più autentici ai valori dell’esistenza, in quest’epoca di sinergie e contaminazioni culturali, etniche e sociali.

Anche perché “l’autosufficienza –nota Strano- risulta oggi anacronistica, e così ogni tentazione monocratica (…) Le nuove generazioni di artisti (…) sanno che l’arte ha un ruolo di primo piano nella società. Non solo per le provocazioni (arte sociologica) dei Damien Hirst, dei Maurizio Cattelan che pure hanno oltrepassato l’estetismo fine a se stesso di un neo-pop diffusosi particolarmente negli anni ’80, con in trincea Jeff Koons. Da più forti spinte etiche sono state animate le bombolette della street art e dei body-writer”. In ogni caso, si vuole sottolineare il fatto che l’arte (…) serpeggia per le strade, sui giornali, nella pubblicità, sulle palizzate,

sopra le automobili, sui collant, decora i cantieri e ogni forma e occasione di comunicazione”.

Le opere in mostra provocano verso il principio della partecipazione, anche in senso sociale, capace di “far sgorgare intrecci energetici e sinergici e capace di dischiudere le porte dell’altrove. Solo il coraggio dell’avanscoperta (avanguardia?) potrà seminare l’utopia di un accordo ancora possibile con il pianeta Terra e fra i suoi popoli”.

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