Io Sottraggo

23 giugno 2005, ore 00.34
“Vorrei restarmene qui sdraiata, inerte, senza mangiare, senza pensare, senza agire.
Chiudermi a chiave fuori dal mondo per un’intera settimana. Starmene qui, e dimagrire.

Porto San Giorgio. Colazione: un caffè + dietor
Pranzo: Digiuno
Cena: 200gr di yogurt magro all’ananas ( 156 kcal).
Quanto peso?”


Anoressia e Bulimia
non condizionano la vita di una persona: “fanno” la vita di una persona.
La determinano.
Tutto è condizionato dal sintomo, tutto è manovrato e distorto dal sintomo, o forse il sintomo rivela l’inesistenza di certi equilibri.
Il sintomo mette in evidenza problematiche dolorosissime, preesistenti. Le scoperchia.
Digiuno ascetico, binge eating, vomito autoindotto, sono pratiche massacranti,

ma si innestano forse come un forma di ribellione da parte della psiche. Paradossalmente diventano una sorta di sostegno.
Il sintomo dona l’illusoria sensazione di poter tenere insieme i cocci della propria vita. E l’ossessività è alla base di questa patologia. L’ossessione cibo-corpo-peso, ha in realtà una funzione di controllo su impulsi, desideri e affetti.
Nello specifico: il comportamento anoressico illude di avere uno straordinario ipercontrollo sul proprio corpo, sui propri bisogni, sulla propria vita. Ma poiché il desiderio di non avere fame di niente, né di cibo, né d’amore, né di vita, è un tentativo di mettere a tacere una insaziabile brama, questa presto o tardi si scatena, come una belva che riesce a liberarsi improvvisamente dalle sue catene.
Ti attacca. E ti divora. Si chiama bulimia. Ti disarma. Non sei più niente.
Perdi qualunque capacità di autocontrollo, di ragionevolezza, di equilibrio. Sei ridotta ad un impulso ancestrale che ti spinge a riempirti la bocca di qualsiasi cibo.

Ma il senso di colpa che ne consegue è devastante. Ti obbliga ad espiare.
Il controllo su tutto è diventato, in un istante, incapacità di controllare qualsiasi istinto.
La capacità di fare a meno di tutto si è trasformata nell’incapacità di resistere alle tentazioni.
E accade con il cibo come accade con l’amore. È una pericolosa altalena tra il tutto e il niente.
Tra l’intransigenza anoressia e la pulsionalità bulimica. È una logica integralista, estremista, dicotomica. È una mancanza assoluta di equilibrio che finisce per determinare la vita intera.
Un disturbo alimentare è una comunicazione interrotta chissà quando, chissà come, chissà perché. È lì che bisogna tornare. È il recupero della parola, del discorso, della propria voce, la vera partenza.
Rimettere le parole al posto del cibo. La voce al posto del corpo.
E porre i desideri veri, quelli che ci spaventano, quelli che non ci fanno sentire all’altezza, al posto dei numeri, al posto del peso e delle calorie.