
27 Maggio 2005
“Ho un piano ricamato dal mio perfezionismo:
percorrere il tragitto con cauta lentezza, senza fretta.
Dimagrire senza precipitare.
Dimagrire eludendo il rischio di morire.
Tutto quello che voglio dal mio corpo
è che non sembri sano, ma violato.
Specchio di me, mia rappresentazione.”
Trasformare in arte la patologia.
Fare in modo che il corpo,
da anni ostaggio di rituali ossessivi,
da anni contenitore di vuoti affettivi, di assenze e di mancanze,
da anni vittima e carnefice di se stesso,
diventi racconto espressivo e creativo
di una tra le più paradossali malattie:
il disturbo anoressico-bulimico.
Mangiare niente come mangiare tutto.
Svuotarsi come ingombrarsi.
Mettere dentro il mondo intero, o il mondo intero rifiutare.
Sbranare pulsionalmente l’amore che non si ha, o scegliere stoicamente la
rinuncia.
Controllare il corpo per illudersi di controllare la vita intera.
Operare calcoli minuziosi, e istituire una vera e propria aritmetica del
desiderio.
Sottrarsi chili per sottrarsi ai desideri.
Scarnificarsi e rischiare la vita, pur di rendersi visibili.
Fingersi inarrivabili, perché il contatto è già una ferita.
Non ho bisogno di niente.
Non ho bisogno di cibo.
Non ho bisogno di te
IO SOTTRAGGO
è la rappresentazione di quel luogo immaginario,
ma dai confini ben delineati, in cui finisci per autoblindarti,
una volta diventata vittima di questa paradossale patologia.
E’ un luogo isolato,
matematizzato, stretto e raccolto;
è il luogo dei rituali ossessivi e della
triangolazione cibo-corpo-peso.
Un luogo che lentamente diventa
tutto lo spazio di cui disponi.
Diventa la vita intera, e non lascia spazio per nient’altro,
se non per quella martellante triangolazione
che illusoriamente ti sterilizza da ogni altro
desiderio vitale.